“L’eterno femminino in Hugo Pratt”

Ripubblichiamo con piacere un bellissimo articolo del prof. Luigi Pruneti, già apparso tempo addietro sul nostro foglio letterario “Bookaniere”, che egregiamente mette in evidenza il vero aspetto più esoterico della letteratura disegnata del grande ed indimenticabile Hugo Pratt. (La Gaia Scienza, NdR).
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“ In lei è l’indeterminato dell’abisso e l’armonia della creazione…

All’improvviso[1] la brezza cessò e l’aria, pregna dei mille profumi dei tropici, rimase immobile; fu in quel momento che apparve la lussuosa limousine. Procedeva lentamente, come un antico trionfo, nell’inquietante silenzio che sembrava racchiudere ogni segreto dell’universo.
Nella poltrona posteriore, mollemente adagiata, vi era la maia, dalla pelle d’ebano e dallo sguardo fatato. L’abito le fluiva sul corpo
come un manto regale e il cappello le era corona.
Con la sinistra reggeva un prezioso bastone da passeggio mentre la destra, in posa elegante, sosteneva un lungo bocchino d’avorio[2]. Era Bocca Dorata, la maga di Bahia, esperta di sortilegi, eterna signora del gioco. In lei “Il Carro”, “La Papessa”, “L’Imperatrice”, in lei s’incarnava la voce delle dee primordiali, che gli dei dell’Olimpo avevano relegato nelle viscere della terra o nelle eteree profondità dello spazio siderale. Selene, Isthar, Durga e Cibele rivivevano in questa Afrodite nera, sulle assolate coste delle Americhe dove il vento è un alito di fuoco e l’oceano s’addormenta in lagune di sogni.
Nei percorsi iniziatici di Corto Maltese, ove storia e fantasia creano dimensioni parallele, Bocca Dorata è la figura più emblematica dell’eterno femminino, percepito come spazio remoto, insondabile dall’analisi razionale e scontata dell’uomo.
Il misterioso archetipo di Venere penetra le sue avventure, sotto aspetti diversi ma riconducibili sempre ad un quid d’ineffabile incomprensione, d’enigma che lascia storditi e perplessi, al pari dell’ incommensurabile vastità di una notte stellata.
Le donne, che Corto incontra nelle sue mirabolanti avventure, rimandano spesso a questo arcano, che il Nostro non riesce a comprendere, pur percependone a pieno il valore intrinseco, la forza incoercibile, la nobiltà estrema.
Gli uomini appaiono in tutte le innumerevoli varianti che la sconfinata tavolozza della vita sa offrire. Eroismo e codardia, banalità e generosità, meschini interessi e idealità si sovrappongano e si separano, in una realtà multiforme e cangiante che plasma molteplici tipologie di esseri umani. Con le donne no, per loro il discorso è diverso; vi è, nelle figlie di Eva, una dignità estrema, un coerenza spesso drammatica che costringe all’ammirazione. Come non pensare a Lady Romena Welsh, la splendida spia tedesca che affronta il plotone d’esecuzione elegantissima e sorridente, pronta a donare a Corto, il nemico, la croce di ferro con brillanti e spade, che aveva ricevuto dal kaiser[3].
Qualche anno più tardi, il marinaio incontrò un’altra bionda e bellissima eroina. Si trattava, questa volta, della duchessa russa Marina Seminova. Siamo all’epilogo di un dramma: la guerra civile, in Russia, è ormai al termine, la tragedia di Ekaterinburg consumata. Le armate bianche, allo sbando, segnano la fine di un epoca ma lei, nobildonna romantica e raffinata, vive fino in fondo la sua storia.
Adagiata, in uno scompartimento che pare un’ alcova, corre su un treno blindato nell’immensa vastità della Siberia, verso l’ultima impossibile impresa.
Sa bene che i suoi alleati sono folli esaltati o assassini corrotti e che, presto, le rosse bandiere di Lenin e di Trockij garriranno in ogni recesso dell’ Asia. Sa, ma affronta l’abisso senza batter ciglio, pensando ad un amore impossibile[4].
Forza e determinazione, coraggio e abnegazione dimostra anche l’altra protagonista di questa storia di guerra e di morte: la pasionaria Shangai Li!. È una ragazza cinese dal corpo sottile e dallo sguardo impenetrabile che, affilia­ta alla società segreta delle “Lanterne rosse”, lotta per la redenzione della sua terra. Alla fine, abbandonata ogni av­ventura, sposerà un agronomo e si dedicherà all’insegnamento. Epilogo anonimo di una storia epica, ma la grande madre è anche oblio volontario, scelta cosciente di malinconia e rimpianto. Per questo Lil, rinuncia al bel marinaio, in un addio ovattato da insidiosi ricordi, fra il volo di mille farfalle che accennano alla precari età dei sogni[5]. Quante altre volte Corto si è innamorato di splendide fanciulle che, pur ricambiandolo, hanno. rinunciato a lui per promessa o dovere. È il caso di Bashee O’Dannan, la patriota irlandese, dal volto di bambina e dalla pistola facile. Giovanissima vedova, vive l’epica saga del suo popolo che, nel sangue, cerca la libertà. Lo lascerà, con le lacrime agli occhi, su una spiaggia battuta dal vento, fra croci celtiche e ossa di balena, mentre i gabbiani volteggiano leggeri nel vento6 e il mare incorona la spiaggia di alghe e di fuco.
La storia si ripete con Soledad Lokaaarth, incantevole fanciulla accusata di riti vudù[7] e con Pandora Groovesnore[8], un’ereditiera australiana che la commedia umana destinerà al “solito imbecille blasonato di dollari”[9]
Vi è in ciascuna di queste figure femminili, velate di spleen, un fascino fatale che rimanda alla compassionevole e spietata Dea dai seni turgidi a dalle mille braccia, che gioca con le trame della vita e conosce ogni arcano segreto. Spesso le malie della Madre ancestrale prendono corpo in abilità divinatorie: Cassandra Katsuros è capace di leggere il destino nei fondi di caffè[l0], mentre Morgana Dias do Santos, allieva prediletta di Bocca Dorata, sa interrogare le lame dei Tarocchi[11]. Altre volte affiorano destrezze ipnotiche come quelle di Melodie Gael, “l’usignolo di Bretagna,”[12], spia, arpista e silfide di rara bellezza.
Vi sono poi casi in cui, il Libero Marinaio, s’imbatte con esseri mitologici che per un attimo lasciano il loro mondo di sogno per entrare nella sua vita. Corto incontra così Morgana, regina di Avalon[13] o Kundry la “fata maledetta” che portò alla rovina Sir Klingsor[l4], signore di un castello “di malvagie delizie”[15]
Venere, dunque, è un grande arcano, una madre violata e inviolabile, un’impronta indelebile che offre aiuto e provoca rovina. Pudica e lasciva si offre e si nega e il suo ventre è dolore e piacere. In lei è l’indeterminato dell’abisso e l’armonia della creazione, per questo dischiude infiniti orizzonti, pur celando altrettanti segreti. Tale è Hipazia Theone, forse una fragile intellettuale, forse una psicotica assassina che la follia condusse a credersi la reincarnazione di un’antica rettrice d’Alessandria d’Egitto. In una Venezia notturna, fra simboli gnostici e misteriosi echi del passato, parla il linguaggio di Proclo e Porfirio, cogliendo nell’animo umano la divina armonia che compendia l’intero universo. Il padre di tutti i segreti è comprendersi e “più un’anima è grande e profonda […] maggior tempo impiega a conoscere sé medesima.[16] Un colpo di pistola porrà fine alla sua lucida follia o al suo desiderio di cogliere la verità. Morirà, come tante altre donne che uno strano destino sembra voler sacrificare su un unico altare. D’altra parte la Grande Madre fu la prima vittima, smembrata sull’ara della creazione da un dio che ne fu figlio, amante e carnefice. Ella ora vive reclusa nella terra opime nella luce pallida della Luna, nell’ansimare lieve delle onde che Corto interroga muto, al termine di ogni sua avventura

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N o t e

[1]L’articolo è tratto da “La Via Segreta”, di Luigi Pruneti, Edizioni Laterza, Bari.
Pubblicato col titolo di Afrodite e il Marinaio su “Officinae”. Cfr. Afrodite e il Marinaio. In “Officinae”, a. XIV, n. 3, Settembre 2002.
[2] H. PRATT, La conga delle banane, in Lontane isole nel vento, Roma 2001, p. 55.
[3] H. PRATT. Sogno di Un mattino di mezzo inverno, Milano 1975. p. 20.
[4] H. PRATT, Corte sconta detta arcana, Milano 1980, p. 46 e segg.
[5] H. PRATT, Carte sconta cit., pp. 112-114.
[6] H. PRATT Concerto in do. minore per arpa e nitroglicerina. in Baci e spari. Milano 1974, pp. 125-126.
[7]H. PRATT, Vudù per il presidente, in Baci e spari cit. p. 10 e segg. Cfr. H. PRATT, Per colpa di un gabbiano, in Corto Maltese, il mare d’oro, Milano 1991, p. 71 e segg.
[8] H. PRATT, La ballata del mare salato, Milano 1975, p. 12 e segg.
[9] H. PRATT, Burlesca e no tra Zuydcoote e Brady – dunes, in Sogno di un mattinoocit., p. 50.
[10] H. PRATT, M. PIERRE, Corto Maltese. Memorie, Milano 1989, p.
[11] H. PRATT, Appuntamento a Bahia, in Corto Maltese cit., pp. 32­33.
[12] H. PRATT, Burlesca e no cit., p. 57 e segg.
[13] H. PRATT, Sogno di un mattino cit, p. 6 e segg.
[14] H. PRATT, Elvetiche. Rosa al-chemica, Milano 1989, p. 101 e segg. 15 Ibidem, p. 5.
[16] H. PRATT, Favola di Venezia, Roma 1997, p. 51.
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(Articolo tratto dal periodico “Bookaniere”, anno XXI, n° 4, 15 dic. 2007, La Gaia Scienza editrice)

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